
La diagnosi di intossicazione da CO (monossido di carbonio) è clinica. La definizione classica prevede la presenza della triade:
- Storia di esposizione a CO
- Sintomi compatibili con intossicazione da CO
- Elevati livelli di CO nel sangue
Non esiste alcun sintomo patognomonico per intossicazione da CO nonostante la diagnosi clinica ne preveda la presenza.
I sintomi più comunemente associati all’esposizione acuta sono cefalea, nausea/vomito, ipostenia, dolore toracico, dispnea e sincope. Quello forse più comune è la cefalea, anche se non ha una clinica tipica. Non esistono inoltre combinazioni sintomatologiche tali da poter confermare o escludere la diagnosi d’intossicazione da CO. Storicamente è stato indicato il colore “rosso ciliegia” della cute come indicatore vagamente patognomonico della patologia. In realtà, tale segno è sia raro che tardivo, e quando presente indica uno stato molto avanzato caratterizzato da livelli ematici pressoché letali di CO.
La diagnosi clinica necessita comunque di conferma strumentale che dimostri la presenza di livelli elevati di CO ematica.
Valori superiori al 3-4% nei non fumatori e superiori al 10% nei fumatori devono essere considerati valori eccedenti la fisiologica quantità di carbossiemoglobina.
Si parla di:
- Intossicazione lieve:con valoro di CO >10% senza segni clinici
- Intossicazione moderata: con valoro di CO >10% con segni e sintomi minori (cefalea, letargia, astenia)
- Intossicazione severa: con valoro di CO >20-25% con perdita di conoscenza, confusione mentale, segni d’ischemia miocardica
La misurazione non invasiva della Carbossiemoglobina attraverso apparecchi che sfruttano l’assorbimento della lunghezza d’onda pulsata è controversa in termini di affidabilità e va comunque sempre confermata attraverso la misurazione mediante prelievo ematico (venoso o arterioso).
La rilevazione della SaO2 nei pazienti con sospetta intossicazione da CO non è indicativa dell’effettivo stato d’ossigenazione del sangue periferico. Lo spettro di assorbimento della carbossiemoglobina infatti è molto vicino a quello dell’emoglobina ridotta ed i normali saturimetri per tale motivo non sono in grado di discriminare tra quella effettivamente legata all’O2 e quella legata al CO.
La rilevazione di bassi livelli ambientali di CO in presenza di storia di esposizione acuta al tossico non esclude la possibile intossicazione delle persone coinvolte. Al momento della misurazione infatti i valori rilevati potrebbero essere falsati dalla precedente apertura di porte o finestre.
La rilevazione di alti livelli ambientali di CO di contro rende mandatoria la valutazione clinico strumentale dei pazienti convolti ed il loro trattamento d’emergenza in caso di sospetto clinico.
L’O2 normobarico ad alti flussi somministrato via maschera facciale o tubo orotracheale è il trattamento di prima linea per l’intossicazione da CO (nonostante non esistano trial adeguati che ne dimostrino la reale efficacia).
Non esistono evidenze di livello A che indichino l’utilizzo mandatorio dell’ossigeno iperbarico nei pazienti intossicati da CO.
Non esistono segni o sintomi che indichino l’utilizzo dell’ossigeno iperbarico.
La terapia con O2 iperbarico può essere considerata (secondo il parere di alcuni esperti Livello C) nei seguenti casi:
- Coma
- Transitoria perdita di conoscenza
- Alterazione del comportamento
- Cefalea
- Nausea o vomito
- Vertigini
- Dolore toracico o segni ECG di ischemia
- Aritmie
- Gravidanza
- Bambini inferiori a 6 mesi d’età (per la presenza di Hb fetale)
- Esposizione a CO accertata ≥24 hours
La terapia con O2 iperbarico è controindicata nei seguenti casi:
- Pnx non drenato,
- Crisi comiziali,
- Claustrofobia accertata
Tutti i mezzi di soccorso dovrebbero essere dotati di rilevatore di CO. L’unità di misura in cui tale dispositivo visualizza i livelli misurati è il ppm (parti per milione).
Il professionista sul territorio in caso di sospetto clinico di intossicazione da CO
- Allontana il paziente dalla fonte di CO
- Inizia il trattamento con O2 ad alti flussis
- Sostiene i parametri vitali
- Centralizza il paziente al DEA dell’ospedale dove è presente il servizio d’urgenza per il trattamento con O2 iperbarico
References:
- Kao LW, Nanagas KA, Carbon monoxide poisonin. Emerg Clin N Am. 2004 Nov;22(4):985-1018.
- Buckley NA, Juurlink DN, Isbister G, Bennett MH, Lavonas EJ, Hyperbaric oxygen for carbon monoxide poisoning. Cochrane Database Syst Rev. 2011 Apr 13;(4):CD002041.
- Wolf SJ, Lavonas EJ, Sloan EP, Jagoda AS; American College of Emergency Physicians. Clinical Policy- Critical Issues in the Management of Adult Patients Presenting to the Emergency Department with Acute Carbon Monoxide Poisoning. Ann Emerg Med. 2008 Feb;51(2):138-52.
- Weaver LK. Clinical practice. Carbon monoxide poisoning. N Engl J Med. 2009 Mar 19;360(12):1217-25.

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Tag:CO poisoning, emergency, emergency medicine, intossicazione da CO, medicina d'urgenza preospedaliera, tossicologia, toxicology
The pregnant patient
30 GenThe management of a pregnant women has been always a challenge for physicians.
The different physiology of pregnancy, makes clinical choices and treatment different than in usual adult patient, and needs attentions and practice that override standard care.
In emergency medicine, where standards and protocols are a way to think and to act, a change in routine care, together with the time dependency of the decision making process, makes the pregnant patient an effective challenge.
So here is the need of specific guidelines focused on pregnant patient for specific clinical emergency situations.
In this post we discuss two guidelines about the management of a pregnant trauma patient and cardiac arrest in a pregnant women, with an eye of regard on the aspects of the recommendations for prehospital care.
Guidelines for the Management of a Pregnant Trauma Patient (Open Access)
J Obstet Gynaecol Can June 2015;37(6):553–571
Airway
Breathing
Circulation
Transfer to health care facility
Perimortem Caesarean section
Take home points on modifications of assessment of trauma patients in presence (or suspect) of pregnancy
When indicated a thoracostomy tube should be inserted 1 or 2 intercostal spaces upper than usual.
Vasopressors has to be avoided in pregnancy.
Perform L.U.D (Lateral Uterus Displacement) to relieve Inferior Vena Cava compression.
Transport the severely injuried pregnant patient to an hospital with maternal facility if fetus is viable (≥ 23 weeks).
Cardiac Arrest in Pregnancy. A Scientific Statement From the American Heart Association (Open Access)
Chest Compressions in Pregnancy
Transporting Pregnant Women During Chest Compressions
Defibrillation Issues During Pregnancy
Advanced Cardiovascular Life Support
Breathing and Airway Management in Pregnancy
Management of Hypoxia
Arrhythmia-Specific Therapy During Cardiac Arrest
Epinephrine and vasopressine
Fetal Assessment During Cardiac Arrest
Delivery durin cardiac arrest
Take home points for resuscitation in trauma patient:
The utilization of mechanical chest compressors is not recommended.
Continuous LUD should be performed during resuscitation.
No modification in energy level when electrical therapy is needed.
No modification in timing and doses of ACLS drugs.
Fetal assessment is not indicated during resuscitation.
Peri Mortem Cesarean Delivery (PMCD) has to be performed without delay and at the site of cardiac arrest (no transport is indicated), after 4 minutes of ineffective resuscitation attempts.
References:
Guidelines for the Management of a Pregnant Trauma Patient
Cardiac Arrest in Pregnancy.
A Scientific Statement From the American Heart Association (Open Access)
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