Comparison of Prasugrel and Ticagrelor Loading Doses in ST-Segment Elevation Myocardial Infarction Patients
RAPID (Rapid Activity of Platelet Inhibitor Drugs) Primary PCI Study
Guido Parodi, MD, PHD, Renato Valenti, MD, Benedetta Bellandi, MD, Angela Migliorini, MD, Rossella Marcucci, MD, Vincenzo Comito, MD, Nazario Carrabba, MD, Alberto Santini, MD, Gian Franco Gensini, MD, Rosanna Abbate, MD, David Antoniucci, MD Florence, Italy
OBJECTIVES: This study sought to compare the action of prasugrel and ticagrelor in ST-segment elevation myocardial infarction (STEMI) patients undergoing primary percutaneous coronary intervention (PPCI). BACKGROUND: It has been documented that prasugrel and ticagrelor are able to provide effective platelet inhibition 2 h after a loading dose (LD). However, the pharmacodynamic measurements after prasugrel and ticagrelor LD have been provided by assessing only healthy volunteers or subjects with stable coronary artery disease. METHODS: Fifty patients with STEMI undergoing PPCI with bivalirudin monotherapy were randomized to receive 60 mg prasugrel LD (n = 25) or 180 mg ticagrelor LD (n = 25). Residual platelet reactivity was assessed by VerifyNow at baseline and 2, 4, 8, and 12 h after LD. RESULTS: Platelet reactivity units (PRU) 2 h after the LD (study primary endpoint) were 217 (12 to 279) and 275 (88 to 305) in the prasugrel and ticagrelor groups, respectively (p = NS), satisfying pre-specified noninferiority criteria. High residual platelet reactivity (HRPR) (PRU ≥240) was found in 44%and 60% of patients (p = 0.258) at 2 h. The mean time to achieve a PRU <240 was 3 ± 2 h and 5 ± 4 h in the prasugrel and ticagrelor groups, respectively. The independent predictors of HRPR at 2 h were morphine use (odds ratio: 5.29; 95% confidence interval: 1.44 to 19.49; p = 0.012) and baseline PRU value (odds ratio: 1.014; 95% confidence interval: 1.00 to 1.03; p = 0.046). CONCLUSIONS: In patients with STEMI, prasugrel showed to be noninferior as compared with ticagrelor in terms of residual platelet reactivity 2 h after the LD. The 2 drugs provide an effective platelet inhibition 2 h after the LD in only a half of patients, and at least 4 h are required to achieve an effective platelet inhibition in the majority of patients. Morphine use is associated with a delayed activity of these agents. (Rapid Activity of Platelet Inhibitor Drugs Study, NCT01510171).
Abbiamo parlato con uno degli autori del lavoro: Guido Parodi, cardiologo interventista della Dipartimento del cuore e dei vasi al Policlinico Ospedaliero Universitario di Careggi a Firenze.
Guido buongiorno e grazie di aver accettato il nostro invito
Buongiorno a tutti
Quali sono le implicazioni del vostro sudio per l’emergenza sanitaria preospedaliera.
Sicuramente la somministrazione dell’antiaggregante precocemente sul territorio ha un benefit sia in termini di flusso Timi all’arrivo in sala di emodinamica che di re-stenosi e di mortalità sul paziete con STEMI che viene sottoposto a PCI.
Quindi l’ASA somministrata dal medico d’emergenza a casa del paziente è ancora un cardine nella terapia dello STEMI
Direi di si, anzi i dati evidenziano una tendenziale preferenza per dosaggi alti e via di somministrazione rapida (Aceltisalicilato di Lisina ev ndr) come opzione migliore sull’inibizione della catena dell’acido arachidonico.
Parliamo ora dei nuovi antiaggreganti piastrinici. Ha un vantaggio la loro somministrazione in fase preospedaliera, e la doppia antiaggregazione già a casa del paziente è un’opzione valida e priva di rischi
Siamo ancora in attesa dei risultati dei due grossi trial (ACCOAST ed ATLANTIS ndr) che indagano questo aspetto, anche se le prime indiscrezioni rivelano come un aumento dei sanguinamenti maggiori abbia costituito un elemento limitante perlomeno per uno di essi. Sicuramente i nostri dati indicano come l’attività antipiastirnica, sia del Prasugrel che del Ticagrelor abbia bisogno di almeno 4 ore dalla LD (loading dose ndr) prima di raggiungere livelli efficaci
Concordi quindi che in attesa di dati certi sull’efficacia e la sicurezza dell’uso preospedaliero di questi nuovi antiaggreganti convenga concentrare le nostre energie sull’efficacia organizzativa e sulla riduzione dei tempi nel paziente con STEMI
Sicuramente la riduzione del tempo tra il FMC (first medical contact ndr) e l’arrivo del paziente alla porta dell’ospedale in questo momento garantisce un maggiore beneficio sull’outcome del paziente ed è quindi prioritario
Ho notato che tu escludi a priori il Clopidogrel dall’uso in emergenza. Confermi quindi quelli che sono le indicazioni della review apparsa sul JAMA lo scorso anno: nessun beneficio, tempi d’azione lunghi, aumento dei rischio sanguinamento non giustificato.
Assolutamente si, riserverei l’utilizzo del Clopidogrel solo in pazienti selezionati e ne sconsiglio l’uso routinario in emergenza.
Passiamo ora alle considerazioni sull’anticoagulante di scelta. Eparina non frazionata, a basso peso molecolare o cos’altro
L’eparina non frazionata (anche se di classe I B ndr) ha un suo ruolo visto il rapporto favorevolissimo tra impatto economico ed efficacia rispetto ad esempio alla Bivaluridina che ha costi estremamente elevati (attualmente non proponibili per la maggior parte dei sistemi d’emergenza ndr). Vorrei comunque puntualizzare come la via di somministrazione sottocutanea sia assolutamente da evitare; non ci permette infatti di misurare lo stato coagulativo del paziente che giunge in sala, e rende difficile un eventuale shift ad altri tipi di eparina che noi usiamo comunemente. Quindi eparina non frazionata, ma endovena ai dosaggi raccomandati dalle attuali linee guida.
Leggendo i risultati del vostro trial, tra essi noto al punto 4 come la morfina rallenti l’attività antipiastrinica sia del Ticagrelor che del Prasugrel. Ci puoi dire di più a proposito
La morfina nell’analisi statistica retrospettiva è risultato un fattore di regressione negativo riguardo ad uno degli end-point secondari (HRPR high residual platelet reactivity ndr). Il rallentamento della motilità gastrica ed il vomito possono essere le spiegazioni di tale effetto; bisogna comunque anche evidenziare che i pazienti che ricevono morfina sono quelli tendenzialmente più sofferenti con un livello di vasocostrizione già elevato e precedente la somministrazione dell’oppiaceo.
Quale atteggiamento consigli in funzione di tale osservazione riguardo all’analgesia del paziente STEMI, ed all’uso della morfina.
L’uso dei Nitrati (in aggiunta all’ASA ndr) come farmaco di primo impatto per l’analgesia potrebbe essere una scelta razionale che rimane nell’ambito delle evidenze attuali. Limiterei l’uso della Morfina ai casi di dolore refrattario a questo trattamento (obbligatorio l’uso di una scala di valutazione del dolore che ne permette il monitoraggio nel tempo ed il raggiungimento del target desiderato ndr) arginando così il numero di pazienti che ricevono oppiacei e rispettando allo stesso tempo il diritto all’analgesia
Un oppiode di sintesi, fentanyl o remifentanyl ad esempio, potrebbe essere a tuo parere un’alternativa valida
Non sono a conoscenza di dati in merito. Potrebbe essere uno spunto di studio ulteriore.
Infine una domanda che va oltre gli argomenti del trial ma che sta molto a cuore a tutti noi che lavoriamo sul territorio ed in emergenza in generale, e che riguarda anche voi cardiologi interventisti. I pazienti che recuperano un circolo sul territorio che tipo di priorità diagnostica dovrebbero avere una volta arrivati in DEA
A questo proposito non vi è dubbio, anche alla luce di dati oramai solidi e già recepiti della linee guida internazionali, che questi pazienti, a meno di una eziologia già chiaramente delineata in altro senso, penso al trauma all’evento neurologico ad esempio, dovrebbero di default effettuare uno studio coronarico per escludere cause ischemiche o predisponenti ad aritmie ipercinetiche ventricolari. In entrambi i casi la PCI rispettivamente o il posizionamento di un ICD porterebbero alla cura ed alla dimissione precoce.
Guido grazie e buon proseguimento del tuo lavoro
Grazie a voi tutti ed a presto.

Riassumiamo quindi i punti principali:
-
In attesa di dati certi, e viste le deboli evidenze sull’utilità dei nuovi antiaggreganti piastrinici, il loro uso routinario in emergenza al di fuori dall’ospedale non è raccomandato.
-
La somministrazione di ASA dovrebbe essere, ove possibile, effettuata per via e.v. ed a dosi piene.
-
L’uso della Morfina come analgesico di primo impatto per il paziente con STEMI da sottoporre a PCI dovrebbe essere scoraggiato; l’uso della Morfina dovrebbe essere riservato ai pazienti con VAS che premane elevata nonostante la somministrazione di ASA e Nitrati ev.
-
Tutti i pazienti con ROSC e con eziologia di ACR non già chiaramente delineata, dovrebbero effettuare uno studio coronarografico per escludere l’eziologia primitivamente ischemica o aritmica dell’arresto.
References:
Comparison of prasugrel and ticagrelor loading doses in ST-segment elevation myocardial infarction patients: RAPID (Rapid Activity of Platelet Inhibitor Drugs) primary PCI study.
Parodi G,
Valenti R,
Bellandi B,
Migliorini A,
Marcucci R,
Comito V,
Carrabba N,
Santini A,
Gensini GF,
Abbate R,
Antoniucci D.
Department of Cardiology, Careggi Hospital, Florence, Italy. parodiguido@gmail.com
43.766670
11.250000
Mi piace:
Mi piace Caricamento...
Tag:acute coronary syndrome, antiaggreganti, antiplatelets, Cardiology, emergency, emergency medicine, medicine, Prasugrel, RAPID, SCA, sindromi coronariche acute, STEMI, Ticagrelor
Morphine and antiplatelet therapies in acute myocardial infarction: a possible interaction
20 SetWe publish this contribute from Dott. Guido Parodi.
Guido is a good friend of MEDEST and an exceptional interventional cardiologist working at Careggi Hospital in Florence.
The passion for medical research made Guido one of the lead investigators in many studies about antiplatelets therapies in acute coronary syndromes.
His enthusiastic way to work and to talk about the things he does is contagious. So we had this wonderful connection from the first time we met many years ago.
In this post he talks about a brilliant intuition he had, on the possible drug-to-drug interaction between morphine and antiplatelets agents.
So let’s go to the post.
Introduction
Antiplatelet agents are the mainstay of pharmacological treatment in patients presenting with an acute coronary syndrome, including STEMI. Currently, new strategies are under investigation to improve antithrombotic treatment in patients with ST-elevation myocardial infarction (STEMI) patients treated with primary percutaneous coronary intervention (PPCI). Prasugrel and Ticagrelor, the newer, potent, fast and effective platelet P2Y12 receptor inhibitors, are recommended for STEMI patients in the European Guidelines (1) with the highest level of recommendation (I) and evidence (A).
Drug-to-drug interaction: RAPID and ATLANTIC study
In patients with STEMI undergoing PPCI a significant number of drugs are usually administered, thereby raising the potential risk for drug-to-drug interaction. In a recent small randomized study aimed to investigate the onset time of the novel P2Y12 receptor inhibitors (i.e., prasugrel and ticagrelor) in STEMI, a delayed antiplatelet effect due to morphine use in the first hours of STEMI has been hypothesized (2). This study showed that residual platelet reactivity soon after a loading dose of prasugrel and ticagrelor in patients with STEMI is higher than that reported for healthy volunteers or subjects with stable coronary artery disease and the majority of PPCI procedures with stent implantation are performed without proper platelet inhibition. A several hours vulnerable window of suboptimal antithrombotic therapy exists, in which STEMI patients are at high risk of thrombotic events, including stent thrombosis. Moreover, in this study morphine use resulted to be associated with a delayed activity of the new oral antiplatelet agents. There may be a biologically plausible cause-effect-relation in this association, given that morphine inhibits gastric emptying, thereby delaying absorption and possibly resulting in decreased peak plasma levels of orally administered drugs. Recently, an international multicentre randomized study, the ATLANTIC trial (3), showed that the pre-hospital administration of the potent platelet P2Y12-receptor antagonist ticagrelor shortly before PPCI in patients with STEMI appeared to be safe but did not improve reperfusion of the culprit artery. Interestingly, the ATLANTIC trial showed that the primary end point of ST-segment resolution was significantly improved with pre-hospital administration of ticagrelor in patients not receiving morphine (P = 0.005) for interaction supporting the hypothesis of a drug-to-drug interaction between morphine and oral antiplatelet agents.
Bottom line
Given the key importance of platelet inhibition in patients treated by PPCI for STEMI and the absence of data that may support a potential clinical benefit of morphine in patients with acute myocardial infarction, more caution should be used regarding morphine administration in STEMI patients, and a restricted morphine use seems to be reasonably recommended.
Courtesely from Dott. Guido Parodi
References
Condividi:
Mi piace:
Tag:ACS, acute coronary syndrome, antiaggreganti, Antiaggregazione, antiplatelets, sindromi coronariche acute, Ticagrelor