Is the flutter valve beneficial? Is the chest seal itself beneficial? Or, does it convert a sucking chest wound into a life-threatening tension pneumothorax? “Why do we treat a non-lethal condition (open pneumothorax) with an intervention that may result in a lethal condition (tension pneumothorax)?” If the size of the chest seal defect is larger than the diameter of the trachea, then air will preferentially move through the chest defect which can be fatal. Many of the chest seals are being placed on small defects which could lead to a tension pneumothorax.
It is unknown whether modifying the current practice of treating an open pneumothorax with an occlusive chest dressing might cause some of these injuries to then result in fatalities.
Saving Lives on the Battlefield
A Joint Trauma System Review of Pre-Hospital Trauma Care in Combined Joint Operating Area – Afghanistan (CJOA-A)
FINAL REPORT
30 January 2013
U.S. Central Command Pre-Hospital Trauma Care Assessment Team
The current guidelines indicates commercial chest seals both vent or non vent as a valid option to treat open chest wounds. In any case if a commercial chest seal is not available the 3 sided closed dressing is no longer recommended and a total occlusive medication is the current indication.
Commercial chest seal VS improvised 3 sided chest dressing
A chest dressing closed on 3 sides was the traditional option of treatment. They are often difficult to adhere, ineffective and difficult to improvise in time-critical scenarios. New and recent guidelines recommended an occlusive medication with strict surveillance and in case of signs of tension pneumothorax the dressing must be removed. If the patients does not improve after removing the seal open thoracostomy is indicated.
There is no clear evidence to suggest that the use of one-way chest seals would reduce the incidence of respiratory complications in patients with penetrating chest wounds. However, these seals may be easier to use and should be considered as part of the medical kit for out-of-hospital settings.
BET 3: In a penetrating chest wound is a three-sided dressing or a one-way chest seal better at preventing respiratory complications?
Vent vs Non Vent Chest Seal
A vent commercial chest seal is the first line option in prehospital setting.
Both vented and unvented CSs provided immediate improvements in breathing and blood oxygenation in our model of penetrating thoracic trauma. However, in the presence of ongoing intrapleural air accumulation, the unvented CS led to tension PTx, hypoxemia, and possible respiratory arrest, while the vented CS prevented these outcomes.
Vented versus unvented chest seals for treatment of pneumothorax and prevention of tension pneumothorax in a swine model
Treatment of Thoracic Trauma: Lessons From the Battlefield Adapted to All Austere Environments
In case vent chest seal is not available use non vent chest seal and if the patients develops hypotension, hypoxia, respiratory distress, remove the seal or performa an open thoracostomy.
So what to do?
First get an airway and put the lung on positive pressure ventilation (Volume or Pressure Targeted Ventilation) :
Positive pressure in the chest during the entire respiratory cycle and avoiding negative pressure during inspiration decreases the risk of tension pneumothorax
If you have the patient on a spinal board with a cervical collar the larynx is narrowed and when the patient is in spontaneous breathing the air preferentially enters from the chest wound. Placing an OT and positive pressure ventilation avoids this mechanism and prevents tension in the thorax.
Positive pressure ventilation re-inflates the collapsed lung and improve oxygenation (PEEP) and ventilation (Minute Ventilation).
Second close the wound with
Vent chest seal as first option
Non vent chest seal if vent is not available
Non commercial chest dressing closed on 3 sides is your last resort


La “constatazione” di decesso. Storia presunta e non-fondamento legislativo di una leggenda metropolitana.
27 AgoLa “constatazione del decesso” è stata in questi anni frequente motivo d’invio di mezzi medicalizzati (automedica o ambulanza medicalizzata) da parte della CO 118.
La più o meno fondata convinzione che la diagnosi ed il successivo accertamento della morte è prerogativa della sola professione medica ha spesso giustificato l’utilizzo in emergenza territoriale di tale figura professionale per “constatare” la morte anche di quei pazienti in cui, per vari motivi clinici ed etici, non esisteva alcuna indicazione alla rianimazione cardiopolmonare.
Facciamo chiarezza esaminando i riferimenti di legge disponibili.
L’accertamento di morte e’ prerogativa della professione medica
Il fondamento legislativo dell’accertamento di morte risale al Testo Unico delle Leggi Sanitarie (TULS) approvato con Regio Decreto nel 1934 che all’articolo 103 tra le prerogative delle professioni sanitari recita che “Gli esercenti la professione di medico-chirurgo, oltre a quanto e’ prescritto da altre disposizioni di legge, sono obbligati a denunziare al podestà le cause di morte entro ventiquattro ore dall’accertamento del decesso.”
In esso sia pur indirettamente la figura medica veniva individuata come unica responsabile dell’accertamento e della comunicazione della morte alle autorità.
In epoca più recente la legge n. 578 del 29 dicembre 1993 “Norme per l’accertamento e la certificazione di morte”all’articolo 1 comma 1 stabilisce che “La morte si identifica con la cessazione irreversibile di tutte le funzioni dell’encefalo.”
La morte dell’ encefalo a tutti i suoi livelli infatti determina l’irreversibile disgregazione funzionale del classico “tripode vitale di Bichat”, che consiste nella contemporanea presenza della funzionalità respiratoria, cardiocircolatoria e del sistema nervoso centrale.
La medesima legge infatti all’articolo 2 comma 1 chiarisce che “La morte per arresto cardiaco si intende avvenuta quando la respirazione e la circolazione sono cessate per un intervallo di tempo tale da comportare la perdita irreversibile di tutte le funzioni dell’encefalo e puo’ essere accertata con le modalita’ definite con decreto emanato dal Ministro della sanita’.”
Per le modalità di accertamento si rimanda quindi al decreto n. 582 del 22 agosto 1994, “Regolamento recante le modalita’ per l’accertamento e la certificazione di morte.” che all’articolo 1 comma 1 stabilisce: “In conformita’ all’art. 2, comma 1, della legge 29 dicembre 1993, n. 578, l’accertamento della morte per arresto cardiaco puo’ essere effettuato da un medico con il rilievo grafico continuo dell’elettrocardiogramma protratto per non meno di 20 minuti primi.”
Ma allora cos’e’ la “constatazione di decesso”?
In effetti tale termine non ha alcun riferimento nel complesso legislativo che regola l’accertamento e la certificazione della morte e non compare in nessuna parte dei regolamenti di polizia mortuaria. E’ quindi un termine derivato dalla consuetudine operativa, si confonde con la diagnosi e l’accertamento di morte ed è stato alimentato dalla trasmissione aneddotica/orale con sporadico riscontro nei regolamenti locali.
Ma per capire che un paziente e’ in arresto cardiaco serve un medico?
Sulla “diagnosi” di arresto cardiaco il BLS e la comune pratica ci hanno da anni insegnato che essa è clinica e non strumentale e può essere effettuata anche da personale laico addestrato e non addestrato sia pure se guidato anche in modo remoto da un professionista sanitario. Questo estendere una “diagnosi” a personale non sanitario ha contribuito in modo fondamentale ai progressi in termini di sopravvivenza nei pazienti colpiti da morte improvvisa diffondendo la cultura e delle rcp di base e della defibrillazione precoce.
Abbiamo quindi oramai universalmente stabilito che i laici possono individuare la presenza di criteri clinici di arresto cardiaco tanto che essi sono autorizzati ad effettuare un massaggio cardiaco ed utilizzare un defibrillatore.
L’arresto cardiaco nei pazienti in cui non e’ indicata la RCP
A maggior ragione tale “diagnosi” può essere effettuata da familiari o astanti in pazienti a fine vita, affetti da patologie in fase terminale in cui sono esauriti i margini terapeutici ed in cui l’assistenza e la cura non sono oramai un’emergenza.
Riassumiamo
L’accertamento della morte non è una procedura d’emergenza-urgenza e può essere effettuata da un medico (in genere il necroscopo) mediante il rilievo per 20 minuti in continuo delle’ECG.
Nel complesso delle norme non viene mai nominata la “constatazione del decesso” essa è spesso utilizzata come sinonimo fuorviante di accertamento di morte o dichiarazione di arresto cardiaco/morte.
L’arresto cardiaco è un riscontro clinico e può essere fatta da chiunque se addestrato o sotto guida dell’infermiere di centrale.
C’è una categoria di pazienti per i quali esistono clinicamente (assenza di prospettive di buon outcome per la presenza di patologie croniche in fase terminale o neoplasie senza margine ulteriore di trattamento) ed eticamente (fine vita, dichiarate o manifeste disposizioni anticipate di trattamento) delle chiare controindicazioni alla pratica di manovre rianimatorie.
Sistema 118, diagnosi ed accertamento di morte
Il sottile limite concettuale e temporale tra le urgenti manovre di rianimazione cardiopolmonare e l’accertamento della morte ha portato in questi anni a confondere il ruolo del medico del 118 con quello del certificatore della morte.
Ma viste le premesse ed in un’ottica di ottimizzazione e razionalizzazione dell’utilizzo delle risorse dell’emergenza preospedaliera non ha senso né clinico né organizzativo inviare il medico a fare diagnosi di morte ed accertare e certificare il decesso in paziente in cui è chiaramente controindicata la RCP.
In un’ottica attuale e limitatamente ai casi in cui non sono indicate le manovre rianimatorie, il compito della certificazione della morte dovrebbe essere affidato ad altre figure professionali come il MMG, il medico di continuità assistenziale o il medico necroscopo.
In pratica in caso di chiamata per arresto cardiaco in cui appaia chiara la futilità delle manovre rianimatorie si dovrebbero attivare, da parte della CO 118, risorse mediche alternative e non urgenti per procedere alla certificazione della morte.
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Tag:emergenza sanitaria territoriale, medicina d'urgenza, medicina d'urgenza preospedaliera